I padri della psicoterapia cognitivo-comportamentale sono Albert Ellis e Aaron Beck. Entrambi terapeuti di matrice psicoanalitica, insoddisfatti dei riscontri ricevuti dall’utilizzo della psicoanalisi ortodossa, intorno agli anni ’60 del ‘900 si discostarono da essa.
Nacque così quella che poi venne definita “Terapia Cognitiva Standard”.
Seguì poi la Terapia Cognitiva Post-Razionalista, o Secondo Cognitivismo, o Neo-Cognitivismo, o Costruttivismo partendo dalle intuizioni di George Kelly.
Fulcro del cognitivismo è l’intervento sulle credenze, sui pensieri automatici e sugli schemi del paziente che sono disfunzionali perché responsabili della genesi e del perpetuarsi della sofferenza psicologica.
La terapia cognitiva in seguito si unì con la preesistente tradizione comportamentista di Pavlov (Condizionamento Classico), Skinner (Condizionamento Operante), Wolpe (Desensibilizzazione Sistematica), Eysenck (Teoria dei Tratti); e iniziò ad utilizzare tecniche di intervento quali condizionamento, decondizionamento, stop del pensiero, desensibilizzazione sistematica, flooding, tecniche di rilassamento (come il Training Autogeno di Schultz).
Ecco così che si iniziò a parlare di Terapia Cognitivo-Comportamentale.
Tra gli anni ’70 e ’80 del secolo scorso la terapia cognitivo comportamentale si diffuse in tutto il mondo e si coniugò con le neuroscienze gettando le basi per una proficua e reciproca collaborazione per la spiegazione e comprensione di molti processi mentali.
In Italia spiccarono Dimaggio, Semerari, Carcione e coll. per il concetto di Metacognizione principalmente applicato per la cura dei disturbi di personalità; Guidano e Liotti per essere riusciti a inglobare ed estendere all’interno della terapia cognitivo comportamentale la Teoria dell’Attaccamento di Bowlby dando il via al filone cognitivo-evoluzionista.
Oggi stiamo vivendo quella che viene comunemente chiamata “Third Wave” o Terza Ondata della Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale, che integra e arricchisce le prime due.
Nella terza Ondata si inseriscono la Mindfulness di Jon Kabat-Zinn con la riscoperta dell’importanza del corpo e il superamento del dualismo cartesiano corpo e mente (Damasio, 1994); l’ACT (Acceptance and Commitment Therapy) di Steven C. Hayes; la Schema Therapy di Jeffrey Young; la DBT (Dialectical Behavior Therapy) di Marsha Linehan che ad oggi è considerata la terapia elettiva per il trattamento del disturbo borderline di personalità; la Terapia Metacognitiva di A. Wells.
Tutti gli approcci di psicoterapia cognitivo-comportamentale sopra descritti sono evidence-based, e quindi di comprovata efficienza clinica.
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