Quando ad avere un disturbo è la personalità
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11 Giugno 2021La depressione è la malattia più frequente ed insidiosa della psicopatologia. Quando essa si manifesta durante la gravidanza o dopo il parto si tratta di disturbo depressivo maggiore con esordio nel peripartum, meglio conosciuta come depressione post-partum. La depressione post-partum è ancora oggi sottovalutata, e la donna viene spesso giudicata e non compresa. Tale disturbo è però altamente curabile con grandi prove di efficacia per la psicoterapia cognitivo comportamentale.
I vari volti della depressione
La depressione (nota come disturbo depressivo maggiore) di solito insorge a seguito di un tema di perdita che può essere concreta (ad esempio un lutto) o astratta (ad esempio la perdita del lavoro, della libertà personale, la rinuncia a un progetto importante, la perdita della salute e così via…). “In Europa, il disturbo depressivo maggiore rende conto del 6% del carico totale di sofferenza e disabilità legato alle malattie. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, questo disturbo è al terzo posto in ordine di importanza per il carico che provoca e, se non verrà contrastato, salirà al primo entro il 2030. Da un punto di vista di salute pubblica il disturbo depressivo maggiore costituisce uno dei problemi più seri e una delle maggiori fonti di carico assistenziale e di costi per il Servizio Sanitario Nazionale” (Rapporti ISTISAN 16/31).
La depressione può colpire chiunque, e nessuno può dire di non esserne vulnerabile. Spesso viene addirittura definita come il “raffreddore della psicopatologia”. Ci sono però delle situazioni di vita che mettono la persona in maggiore pericolo rispetto ad altre. Una di queste è proprio la gravidanza e il periodo del post-partum.
Durante la fase della gravidanza, e subito dopo il parto, la donna è soggetta a molte variazioni di carattere ormonale, fisico, sociale, mentale, lavorativo… Tutti questi cambiamenti rappresentano un terreno fertile per l’insorgenza del disturbo depressivo. Infatti, non è detto che la depressione possa arrivare solo dopo il parto, ma può insorgere anche durante la gravidanza.
La classificazione diagnostica della depressione post partum (DSM-5: Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders, Fifth Edition, APA, 2013) è stata inserita all’interno del disturbo depressivo maggiore in cui va semplicemente specificato l’esordio nel peripartum (durante la gravidanza o nelle quattro settimane successive al parto).
Essendo state accorpate tutte queste definizioni, anche i sintomi della depressione con esordio nel peripartum sono gli stessi del disturbo depressivo maggiore “tradizionale”.
I sintomi della depressione
I sintomi chiave della depressione sono individuabili nella cosiddetta “triade cognitiva” di Beck che si caratterizza per visione negativa di sé stessi (“sono un fallito”, “sono un peso per gli altri”), degli altri e del mondo (“la vita è ingiusta”,”gli altri mi giudicano”), e perdita di speranza nel futuro (“sarà sempre così”, “non c’è speranza che le cose cambino”).
Secondo il DSM-5, i sintomi della depressione sono:
- Affettivi: umore depresso, disperazione, senso di impotenza;
- Cognitivi: demotivazione, pensieri negativi, difficoltà di concentrazione e memoria;
- Comportamentali: passività, isolamento, rallentamento o agitazione motoria;
- Fisiologici: disturbi del sonno, dell’appetito e della sessualità, faticabilità.
La depressione post-partum non va confusa con il “baby blues” che invece è una condizione di tristezza, malinconia, spossatezza e irritabilità, dovuta alla variazione ormonale e alla stanchezza a seguito del parto, che si risolve, spontaneamente entro 15 giorni.
“Sono una cattiva madre?”
È molto comune che la donna in questi casi finisca per giudicarsi come una cattiva madre, una madre snaturata, e tenda a provare profonda colpa e vergogna verso il proprio bambino e gli altri che vive come giudicanti. Questo non fa altro che aumentare il circolo vizioso di chiusura ed inaiutabilità, in quanto tali convinzioni alimentano, nutrono e mantengono il problema. Il giudizio sociale, soprattutto delle madri “più esperte” che spesso si pongono come detentrici del sapere, può rappresentare per la donna un’autentica forma di umiliazione invece che un aiuto.
Il padre può manifestare depressione post partum?
Sì, possono esistere anche casi di depressione perinatale paterna. Questa possibilità è meno frequente e si caratterizza per la stessa sintomatologia riportata in precedenza, ma di solito più lieve. In linea generale, la depressione è una malattia che interessa maggiormente il sesso femminile in un rapporto di 2:1.
La guarigione
Se una società vuole veramente proteggere i suoi bambini deve cominciare ad occuparsi dei genitori
John Bowlby
La depressione con esordio nel peripartum e può risolversi da sola, soprattutto quando il genitore è accompagnato da una forte rete sociale famigliare di supporto, ma può anche evolvere, cronicizzarsi e causare danni cognitivi e psicologici anche al bambino. Nella maggioranza dei casi la depressione post partum ha una durata di 3-6 mesi ma nel 25-30% dei casi persiste ad un 1 anno di distanza dall’esordio.
Dunque, quando preoccuparsi? Sono maggiormente in pericolo le donne che hanno già sofferto in passato di depressione e in generale di disturbi dell’umore, e coloro che hanno familiarità per depressione (quindi parenti prossimi con una storia per questo disturbo).
Qui di seguito troverai un test di screening che può esserti di aiuto per capire il livello di disagio che stai provando. Se il risultato del test dovesse essere alto ti suggerisco di rivolgerti ad uno specialista Psicologo e Psicoterapeuta.
La psicoterapia cognitivo comportamentale viene suggerita dalle linee guida internazionali per la cura della depressione. Secondo l’istituto NICE la terapia farmacologia antidepressiva in casi di episodio depressivo di gravità lieve o moderata è consigliata solo se la donna non vuole effettuare la terapia psicologica o se quest’ultima si dimostra inefficace o è indisponibile. In casi di sintomatologia grave la prima scelta rimane comunque la psicoterapia cognitivo comportamentale o interpersonale seguita poi dal trattamento farmacologico.
Test di screening per la depressione post-partum
Edinburgh Postnatal Depression Scale (EPDS) Versione Italiana di Benvenuti et al., 1999
La preghiamo di segnare con una X la risposta che meglio descrive come si è sentita nei sette giorni appena trascorsi e non soltanto come si sente oggi. Nell’ultima settimana:
1. Sono stata capace di ridere e di vedere il lato buffo delle cose
- Come facevo sempre (0)
- Adesso, non proprio come al solito (1)
- Adesso, decisamente un po’ meno del solito (2)
- Per niente (3)
2. Ho guardato con gioia alle cose future
- Come ho sempre fatto (0)
- Un po’ meno di quanto ero abituata a fare (1)
- Decisamente meno di quanto ero abituata a fare (2)
- Quasi per nulla (3)
3. Mi sono incolpata senza motivo quando le cose andavano male
- Sì, il più delle volte (3)
- Sì, qualche volta (2)
- Non molto spesso (1)
- No, mai (0)
4. Sono stata preoccupata o in ansia senza un valido motivo
- No, per niente (0)
- Quasi mai (1)
- Sì, qualche volta (2)
- Sì, molto spesso (3)
5. Ho avuto momenti di paura o di panico senza un valido motivo
- Sì, moltissimi (3)
- Sì, qualche volta (2)
- No, non molti (1)
- No, per niente (0)
6. Mi sentivo sommersa dalle cose
- Sì, il più delle volte non sono stata per niente capace di far fronte alle cose (3)
- Sì, qualche volta non sono stata capace di far fronte alle cose bene come al solito (2)
- No, il più delle volte ho fatto fronte alle cose bene (1)
- No, sono riuscita a fronteggiare le situazioni bene come sempre (0)
7. Sono stata così infelice che ho avuto difficoltà a dormire
- Sì, il più delle volte (3)
- Sì, abbastanza spesso (2)
- Non molto spesso (1)
- No, per nulla (0)
8. Mi sono sentita triste o infelice
- Sì, il più delle volte (3)
- Sì, abbastanza spesso (2)
- Non molto spesso (1)
- No, per nulla (0)
9. Sono stata così infelice che ho perfino pianto
- Sì, il più delle volte (3)
- Sì, abbastanza spesso (2)
- Solo di tanto in tanto (1)
- No, mai (0)
10. Il pensiero di farmi del male mi è passato per la mente
- Sì, molto spesso (3)
- Qualche volta (2)
- Quasi mai (1)
- Mai (0)
Come calcolare il risultato:
Somma tutti i punteggi delle risposte che più ti rappresentano (il numero che si trova tra parentesi sulla destra).
Si può considerare un punteggio 9-11 come indicatore di medio rischio e maggiore o uguale a 12 come indicatore di rischio elevato di trovarsi in presenza di disturbo depressivo conclamato.
A prescindere dal punteggio è necessario rivolgersi ad uno specialista in caso di rischio autolesivo o suicidario.
Note: il test EPDS non ha alcun valore diagnostico, serve unicamente ad orientare il soggetto. Il solo punteggio non deve sostituire il giudizio clinico. Per un’accurata diagnosi e per un intervento di psicoterapia è bene rivolgersi ad uno specialista della salute mentale.
Per approfondire argomenti di Psicologia e Psicoterapia:
Che cos’è la depressione? Per conoscere la risposta clicca qui
Come mai la Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale funziona? Per scoprire le sue peculiarità clicca qui
Quanto la nostra infanzia influenza il presente? Per conoscere la risposta clicca qui
Come è nata la Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale? Se vuoi conoscere la storia della psicoterapia cognitivo comportamentale clicca qui.
Cosa si intende per disturbo mentale? Corrisponde ad essere pazzo? Per conoscere la risposta clicca qui
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