Avere un disturbo mentale significa essere “pazzo”?
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15 Ottobre 2020La depressione è la malattia del non senso. Essa origina da una perdita che può essere concreta (ad esempio un lutto) o astratta (come la perdita del lavoro). Tale perdita scatena una reazione depressiva che, col tempo, può trasformarsi in depressione vera e propria. Lo stato mentale tipico della persona con depressione è un senso di fallimento personale accompagnato da un’idea di ingiustizia del mondo e assenza di speranza nel futuro.
I vari volti della depressione
Maria da circa un anno si mostra all’apparenza delle persone che la conoscevano in modo molto strano. La descrivono con un umore sempre depresso, come una persona senza interesse per le attività quotidiane, con un appetito molto accentuato che l’ha portata ad aumentare di peso, con un bisogno di dormire molto spesso. Maria si mostra poco energica e rallentata.
Poi c’è Anna. anche lei da circa un anno mostra un umore depresso e una difficoltà a trovare cose che reputi interessanti o che le piacciano nella sua vita quotidiana. Però lei, a differenza di Maria, ha perso molto peso perché di solito ha uno scarso appetito. Anna non riesce a dormire ed è molto agitata, fa fatica a concentrarsi e a rilassarsi.
Anche se Maria e Anna mostrano sintomi molto diversi, entrambe sono accomunate da quello che viene chiamato “Disturbo Depressivo Maggiore”, comunemente chiamato Depressione.
Un’epidemia mondiale
La depressione è il disturbo mentale più diffuso al mondo ed è in continua crescita. È infatti considerato il “raffreddore della psicopatologia”. Interessa prevalentemente il sesso femminile, può insorgere anche in tenera età, e in Italia circa il 15% della popolazione ne è colpita. Oggi stiamo assistendo ad una vera e propria emergenza mondiale sia per la quantità di persone che si ammala di depressione ogni anno, sia per i gravi effetti che essa provoca che vanno dal forte deterioramento del livello di funzionamento psicologico e sociale, alla morte per suicidio.
Oggi siamo nel pieno di un’epidemia di depressione. Le sue dimensioni sono tali che rapisce per suicidio tante vite quante l’AIDS, ed è più diffusa. La depressione grave è dieci volte più frequente oggi di quanto non lo fosse cinquant’anni fa. Colpisce le donne due volte più spesso degli uomini e, in media, dieci anni prima rispetto alla passata generazione.
M. Seligman
La depressione è inoltre una malattia piuttosto ricorrente: ciò vuol dire che chi ne ha già sofferto ha un’alta probabilità di riammalarsi e tale probabilità aumenta a livelli esponenziali con l’accrescersi del numero di ricadute.
La depressione è quindi il disturbo più frequente e diffuso, ma anche trai più curabili e con le più alte garanzie di guarigione.
La psicoterapia cognitivo comportamentale viene suggerita dalle linee guida internazionali per la cura della depressione.
Spesso la depressione si presenta anche insieme (in comorbilità) ad altri disturbi. Nel 75% dei casi, la depressione si manifesta insieme a disturbi d’ansia.
Come si manifesta la depressione?
I sintomi
Come abbiamo visto dagli esempi di Maria e Anna, la depressione può manifestarsi in vari modi, anche molto diversi tra loro. La base comune è l’umore depresso (senso di vuoto, tristezza, disperazione…) e la perdita di interesse o piacere anche verso ciò che prima di ammalarsi veniva considerato interessante dalla persona.
Tali sintomi possono essere accompagnati da significativa perdita o aumento di peso, da insonnia o ipersonnia (bisogno di dormire più del dovuto), agitazione o rallentamento sia fisico che psicologico, faticabilità e mancanza di energia, sentimenti di autoaccusa e autosvalutazione eccessivi, ridotta capacità di pensare o concentrarsi, pensieri di morte o riguardanti il suicidio.
La triade cognitiva
In psicoterapia cognitiva per parlare di depressione, si fa riferimento a quella che viene chiamata “Triade Cognitiva”.
Il sentirsi senza speranza, nella depressione riguarda quindi tre fronti: il sé, il mondo e gli altri, il futuro.
- Il soggetto critica la sua persona e si considera profondamente inadeguato, indesiderabile e inutile;
- la persona è particolarmente sensibile alle critiche degli altri che vengono visti come dei giudici severi, e il mondo viene visto come ingiusto;
- emerge poi una preoccupazione riguardo al futuro, una forma di pessimismo che tende a vedere l’avvenire in modo negativo, quindi come un prolungamento, o peggioramento della situazione attuale.
Come mai ci si ammala di depressione?
Il tema di perdita
Nella storia della persona con depressione, al momento dello scompenso c’è sempre un tema di perdita o di compromissione di uno scopo importante per il soggetto.
Tale perdita viene sentita e valutata dall’individuo come irreparabile e irreversibile e riguarda uno scopo fondamentale del proprio progetto di vita. Il tema di perdita è visibile nel dialogo interno dell’individuo attraverso dei pensieri automatici negativi (i cosiddetti PAN) che hanno contenuto di autocritica, fallimento, insuccesso e non amabilità.
La perdita in questione può essere concreta o astratta. Ad esempio, ci si può ammalare di depressione in seguito ad un lutto, alla perdita del lavoro, della giovinezza, della salute, della libertà personale…. Il caso della perdita immaginaria è il meno compreso: ci si può ammalare di depressione anche in seguito ad un evento che all’esterno verrebbe considerato positivo, se la persona interpreta tale evento come una perdita. Ad esempio, mi posso ammalare di depressione a seguito di una promozione sul lavoro se io mi renderò conto che la posizione lavorativa attuale mi comporta degli stress e delle responsabilità tali per cui io non riesca più a svagarmi, o a dedicarmi alla mia famiglia. Posso iniziare a sentirmi alienato e in colpa verso i miei figli perché stanno crescendo senza di me. Eppure, tutto è partito da un evento considerabile positivo. Un altro esempio di questo tipo è la depressione che arriva in seguito alla nascita di un figlio, che viene comunemente chiamata depressione post-partum.
L’incapacità di reinvestire
Qualcuno potrebbe contraddirmi a questo punto dicendo che tutti noi abbiamo subìto nel corso della nostra vita delle perdite, ci saremo sentiti un po’ giù ma non ci siamo ammalati di depressione. Come mai? La risposta è che un altro meccanismo che fa bloccare il soggetto nella spirale depressiva è l’incapacità di reinvestire. Una volta che la persona si rende conto che la sua perdita è irreversibile, non riesce a capacitarsene, ad accettare l’accaduto e a reinvestire le sue energie in altri obiettivi di vita. La persona rimane bloccata nel ricordo di qualcosa che ha perso e che sa che non tornerà più.
La depressione si accompagna al senso di impotenza. La persona ritiene che qualsiasi cosa possa fare sarà inutile a modificare la situazione e tenderà a rinunciare all’azione. L’impotenza sembra essere il predittore più attendibile del suicidio.
Dire “STOP!” alla ruminazione
Il pensare e ripensare alle proprie problematiche, alle loro cause e conseguenze e ai propri sintomi per prepararsi a risolvere il problema, ma senza risultato, è molto comune nelle persone con depressione. Tale comportamento è noto come ruminazione mentale perché ricorda l’attività digestiva degli animali ruminanti. Sebbene il soggetto sia convinto che tale ragionamento sia utile al trovare soluzioni e attivi il problem solving, in realtà il pensiero ripetitivo, quando portato all’eccesso, diventa disfunzionale e dannoso. Le credenze positive sulla ruminazione intervengono poi nel mantenimento del disturbo depressivo.
L’attività ruminativa è più presente nelle donne. Gli uomini invece tendono maggiormente a ricorrere ad attività distraenti, alcune delle quali molto dannose come la guida spericolata, l’abuso di alcol o di droghe.
Il pessimismo è il terreno fertile della depressione
Le persone con uno stile esplicativo pessimistico tendono ad ammalarsi più degli altri di depressione in modo particolare quando le condizioni ambientali sono ostili. La differenza tra il pessimista e l’ottimista sta nel modo in cui vengono ricercate le cause del fallimento. I pessimisti tendono a spiegarsi le avversità come conseguenza delle proprie colpe, come gravi, disastrose e durevoli nel tempo. Dato che la conseguenza di questo stile esplicativo è lo scoraggiamento e la resa, il pessimista si esporrà più frequentemente al fallimento temuto.
La ruminazione combinata con lo stile esplicativo pessimistico è la formula della depressione grave. […] La terapia cognitiva può creare uno stile esplicativo pessimistico e debellare la ruminazione.
M. Seligman
Chi è più vulnerabile alla depressione?
Aaron Beck, uno dei padri della psicoterapia cognitiva, ha individuato due tipi di organizzazione di personalità che rendono vulnerabili alla depressione:
- La personalità sociotropica caratteristica di una persona che tende a valutare il proprio valore sulla base del mantenimento di strette relazioni interpersonali, e che ha pensieri del tipo: “se non mi vogliono, allora non valgo niente”. Queste persone tendono ad ammalarsi di depressione in seguito ad un divorzio o ad un vissuto di abbandono e perdita.
- La personalità autonoma che misura il proprio valore sulla base del successo personale e del proprio autocontrollo. Ha pensieri del tipo: “sono un fallito, un debole, un incapace” e tende a deprimersi a seguito di mancati raggiungimenti di obiettivi di carriera, o per eventi che limitano la propria libertà (come un matrimonio o la nascita di un figlio).
Come si cura la depressione?
La psicoterapia cognitivo comportamentale (CBT) è considerata uno dei trattamenti più efficaci ed è indicata come scelta privilegiata dalle linee guida internazionali dell’APA. Solo in caso di depressione grave la psicoterapia viene associata (non sostituita) ai farmaci. La terapia cognitivo-comportamentale ha ricevuto molte conferme di efficacia sia per il trattamento delle fasi acute che per le ricorrenze depressive.
La psicoterapia cognitivo comportamentale per il trattamento della depressione prevede varie fasi:
- Si parte con l’attivazione comportamentale per spezzare il circolo vizioso che si crea tra faticabilità e umore,
- Si procede con tecniche cognitive per ristrutturare le credenze che sono fonte di sofferenza,
- Se necessario si prevedono interventi per ridurre la ruminazione,
- A terapia inoltrata ci si dedica alla prevenzione delle ricadute depressive. In questa fase è prevista anche la terapia del benessere al fine di raggiungere un buon livello di qualità di vita.
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